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cercavan per tutte le vie di aver le prove del ripesco e di scovare l’amico. Avevano incaricato del servizio di polizia degli amici di Torino. Alcuni erano andati là apposta, due volte, a fiutare le sue pedate. Ma non scoprivano nulla, e ci s’accaloravano sempre di più. La machiona era troppo accorta da farsi cogliere. Tiraron su le calze alla serva, ma inutilmente. Tennero d’occhio la sua corrispondenza postale: ma essa non riceveva che delle cartoline di sua madre, e un giornale scolastico. Sospettarono del giornale, dove potevano essere segnate le lettere con uno spillo, e dati così gli appuntamenti. Lo stesso farmacista, ch’era uffiziale di posta, vinto dalla curiosità che gli fremeva attorno, esaminava il giornale contro luce. Ma non c’erano buchi. Non potendo far altro, studiavano il viso di lei al ritorno, tendendo a tutta forza l’arco del comprendonio: notavano il colorito, le occhiaie, il passo. Il vice parroco, fra gli altri, la squadrava con degli occhi di Torquemada, furioso dentro. E, a dire il vero, c’eran degli indizi. Ma come attaccarsi a così poca cosa? Il delegato consigliere non diceva che da principio avevan sospettato di lui; ma il sospetto era svanito dopo che avevan visto ch’egli non andava mai a Torino negli stessi giorni, e anche perchè un altro sospetto s’opponeva a quello: cioè, che fosse già corsa una relazione fra loro, quando lui era sindaco, e lei maestra nell’altro villaggio, dov’egli scappava sovente; relazione che doveva esser troncata da un pezzo. No, l’amico era un altro, un giovane sicuramente, irreperibile. Dopo una delle sue corse le avevan persino visto una rosa nel collo, e l’avevan commentata per una settimana. Era una cosa da mangiarsi le dita. Ed essa medesima, che indovinava tutto, pareva che ci godesse a irritare quella curiosità e a tener vivi quei sospetti con quel contegno studiatamente riservato, con quella piccola smorfia canzonatoria del labbro di sotto; e quanto più si sentiva spiata e scrutata, tanto più si mostrava tranquilla e rispettosa con tutti, guardando chi le tirava delle satire con due begli occhi stupiti, come se non capisse, mentre vi luccicava un sorriso che voleva dire: — Capisco, e dànnati! — Infine, si diceva ch’era uno scandalo che il sindaco le desse dei permessi così frequenti. Ma il sindaco aveva un debole per lei perchè