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metro, e le risposte da me fattegli»1. Ed anche altri due nomi ricorderò, non bene sapendo a qual tempo s’abbia con verità a riferirli, e sono Guglielmo de Lunis, e Raffaele Canacci; intorno a’ quali trovo scritto dal Cossali che il Cav. G. B. Nelli gli «mostrò un Ragionamento d’Algebra di Raffaele Canacci, aritmetico e geometra fiorentino, scritto a giudizio degl’intelligenti nel secolo xiv. Ecco uno de’ coltivalori dell’Algebra; ed un altro egli ne loda a se anteriore nominando Guglielmo de Lunis... ponendo: la regola dell’argibra, la quale regola Ghuglielmo di Lunis la traslatò d’arabica a nostra lingua»2.
Osserva il Cossali che se quella traduzione fu in nostra lingua non poteva essere anteriore a Leonardo da Pisa, perchè solo più tardi s’incominciò a scrivere in prosa volgare. Ed egli crede il Canacci contemporaneo forse a Paolo de’ Dagomari3.
A me fa gran caso il non vedere nominato quel Raffaele fra gli altri Maestri citati nelle Pratiche d’Aritmetica di sopra riferite; e inoltre osservo che pressochè le identiche parole, addotte dal Cossali come scritte dal Canacci, si trovano nel Galilai attribuite al Maestro Benedetto, scrivendo quegli così: Dice Benedecto la Regola dell’Arcibra, quale Guglielmo de Lunis la traslatò d’Arabo a nostra lengua.4 Comunque sia, si ponga pure il Canacci nel secolo xiv, se ciò vuole il giudizio di persone perite che abbiano esaminato quel Codice. Chè alla fine, in questo Commentario io non mi sono proposto d’attenermi stret-