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nel suo testamento lasciò una prova solenne dell’amore e della solerzia con che avea coltivato le scienze e del desiderio suo di giovare agli studiosi. Imperocchè trovandosi possedere molti libri e strumenti astronomici, ordinò che fossero chiusi a doppia chiave in una cassa, e così depositati nel Monastero di S. Trinita vi si conservassero fino a che venisse qualche astronomo fiorentino, la cui valentia fosse riconosciuta ed approvata da quattro Maestri, o come ora diremmo professori. Il Tiraboschi fa menzione di un tal lascito, ma non parla del suo eseguimento. Ben ne tenne memoria chi compilò in antico un Libro di pratica d’arismetrica, e parlando di Maestro Antonio de’ Mazzinghi, da Peretola, scrisse così. «Il quale (M.o Antonio de’ Mazzinghi) tenne al suo tempo scuola di rimpetto a Santa Trinita. E come vuole Maestro Giovanni, e’ fu di tanta scienza ch’ e’ libri lasciati da M.o Pagolo dopo la sua morte in questo modo che chi si trovasse essere più dotto in Firenze quelli avesse: e dopo molto tempo disputatosi gli furono mandati colle trombe circa a 800 volumi a casa sua»1.

Ma per tempo assai breve potè goder di que’ libri il Mazzinghi, che a’ suoi 30 anni di età venne a morte. Del suo sapere ragionano con molta stima gli antichi, colle parole de’ quali panni bene di dirne qui alcuna cosa. Ecco dunque le parole dell’Autore di un Trattato di pratica d’arismetrica tratto de’ libri di Lionardo



che circa al 1370 tradusse in latino la Geometria di Magrobuono Arabo. (Targioni Tozzetti. Notizie sulla Storia delle scienze fisiche in Toscana, Firenze 1852, pag. 98, 99 ).

  1. Dal Codice Ottoboniano della Biblioteca vaticana n. 3307. Boncompagni. Op. cit. p. 132.