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ciso se non da chi trovi Codici di Boezio prossimi di tempo all’età di questo grande filosofo. E i Codici che si conoscono non sembrano a gran pezza essere di tanta antichità. Che se poi circa il secolo x in Francia si calcolava con quelle figure, disponendole per le varie colonne dell’Arco appellato (a dritto o a torto) pitagorico; e se si può mostrare possibile che a poco a poco e quasi da sè medesima si venisse componendo l’aritmetica moderna, uscendo dalle colonne dell’Arco, ed aggiungendo alle cifre significative lo Zero; ciò non toglie che altro sia il possibile, altro il reale; e che non è lecito inferire l’esistenza dalla mera possibilità. Ed invero è certo che nel metodo dell’Arco non entrava lo zero; che le cifre significative non acquistavano valore di posizione, che al pari di quelle figure si prestavano al calcolo le lettere dell’alfabeto,1 che diversissimo era il modo operare.
Ma che Leonardo abbia introdotto il modo d’operare
- ↑ Boezio in sulla fine del primo libro della sua Geometria, in quel tratto divenuto sì famoso, ove tratta de ratione abaci, dopo aver detto: Habebant (Pithagorici) diverse formatos Apices vel caracteres. Quidam enim hujuscemodi apicum notas sibi conscripserant........ soggiunge: Quidam vero in hujus formae depictione ceu litteras alfabeti assumebant sibi hoc pacto: ut littera quae esset prima unitati, secunda binario, tertia ternario, caeteraque in ordine naturali numero insignitas et inscriptas tamtummodo sortiti sunt.
La forma degli Apices di Boezio, quale è presentata nell’edizione veneta del 1492, è simile, per attestato del Weidler, ad un antico Codice che gli sembrava del secolo viii o ix da lui veduto in Altdorf. Nella più recente edizione da me veduta, gli stampatori, hanno sostituite le cifre moderne. Ma nella veneta del 1492 vi sono appositi tipi, de’ quali somigliano appena alle cifre moderne quelli significativi de’ numeri 1, 8, 9; gli altri stanno al tutto da se.