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quante poche notizie egli si trovasse alle mani, la forma con che le espone (si attribuisce) è cagione di dubitare ch’ei non fosse molto persuaso della loro verità. Ed in uno storico di tanto giudizio e di sì fino criterio la manifestazione riguardosa di un dubbio è tanto più notevole in quanto che egli ben conosceva la sentenza esplicita e positiva del Bettinelli, che Leonardo «portò l’Algebra il primo dagli Arabi, i numeri arabici introdusse a gran comodo dell’aritmetica, di cui fece un trattato, ed un altro d’agrimensura.»1 Non di meno e volle scrivere così per appunto il Tiraboschi, e nella seconda edizione dell’opera sua nulla mutò, e soltanto aggiunse una nota, in parte per lodare l’Andres il quale senza negare a Leonardo Fibonacci la gloria d’averle (le cifre arabiche) dall’Africa portate in Italia, volle provarle sconosciute a Gerberto e a Boezio; e in parte per rispondere alla sentenza di lui che l’esempio più antico di tali cifre, si abbia in un Codice di Toledo del 1136. E ciò fa il Tiraboschi dicendo che, se il Codice della Magliabechiana, ove s’incontrano le note arabiche, è veramente del secolo xi come crede il Targioni Tozzetti, devesi a questo la preferenza sopra il Codice di Toledo. Colla quale condizionata proposizione poco invero venne a conchiudere il Tiraboschi; se non che in tal modo fece conoscere non aver esso prove sufficienti per isciogliere il problema storico relativo all’introduzione delle cifre numeriche e dell’aritmetica moderna, e non voler trattare siffatte quistioni.
E per lui che sì ampia tela avea da tessere, questo era sano ed opportuno consiglio: tanto intricate aveano
- ↑ Bettinelli. Del risorgimento d’Italia negli studj, nelle arti, e ne’ costumi dopo il mille. Bassano, 1775. Part. I cap. 4 p. 140. Quando comparve quest’Opera, era pubblicato soltanto il primo tomo della Storia della Letteratura italiana.