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nel giudicarlo del 1063, dall’aver veduto, a pag. 140 di esso, protratta la tavola della pasqua sino all’anno mlxiii. Non essendo mai soliti gli astronomi di compiere le sopradette tavole coll’anno corrente; ma invece di cominciarle, e protrarle nel futuro.

Da tutto ciò resta confermato che essendo il nostro codice scritto sui primi anni dell’800, le opere che contiene non possono essere di Pandolfo Capuano: e poichè queste punto non rinvengonsi in altri MS. del nostro Archivio, ci rincresce dover credere perduti i parti dell’ingegno di quel dotto Monaco, come ce lo mostra Pietro Diacono. — A giudicare però dalla simiglianza dei titoli delle opere di Pandolfo, secondo Pietro Diacono, con quelle che sono in questo nostro MS. del ix secolo, è a sapere, che tutta la scienza della calcolazione di quei tempi riducevasi a computi cronologici, e a computi astronomici: quelli in servizio della storia, questi in uso della liturgia. In fatti tutte le regole, e quindi le tavole, che sono in questo MS. a ciò solamente tendono: pel qual verso è a tenere in sommo pregio questo volume, per essere un documento parlante dí sussidii che al ix secolo aveansi formati i Monaci per le due scienze più necessarie per essi, la storia, e la liturgia.

Il MS. contiene i libri de Trinitate di Alcuino, e molte altre cose di lui in prosa, e in verso. Ma nel principio, e fine vi è quanto segue. — Al codice manca qualche foglio nel principio, perché la tavola che è nella pagina 2 dice " incipit pars septima pro feria requirenda" e nella pag. 1 comincia una rubrica senza numero, così "Ordo mensium XII, Januarius mensis dies XXXI - IIII nonas — VIII idus — ciò fa supporre qualche tavola antecedente, che ora manca. — Le pag. 1, 2, 3 — contengono le tavole coi computi