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Coriandro. fignif. io ancora andrò "Vii giorno co’l cuore libero, & fciolto da tuoi crudi lacci. Cornacchia,ò penna, figo, io vò curuo, io guar do à terra, perchè temodi malanuoua. per quefto dice il Ferratele poeta. Non so s’h abbiano nottole, ò cornacchie, O altro manco & importuno augello, Il qual da tetti, ò da lejrondegracchie, Futuro mal, predetto a quefio, e d quello. Però nonfù marauiglia feMmerua la fcacciò da Ce, hauédola conofciuta di così maluagia, & ria natura. Corno da fonare, lìgn.non hò più il cuore, che di quello te ne hò fatto dono. fon tutto tuo. Corniolo, ò frutto, ò gemma, vedi corno. Corne.vfafi per ingiuriare,* far le fuie torte,co me lì dice. Corona, òghirlanda, fignif.honore, trionfò* gloria. Corona da pater noftri. lign. tu fei vna fan cardia, &deuota. Corno, ò cornacchia, ò penna.lìgn.io vò curuo, io guardo à terra, che temo di qualche fcorno,& infortunio. Cofpo,ò zoccolo.vfalì donare à quelli,che le Io ro amate donne, ò i loro amanti ad altri lì có giungono, cioè dar botta di colpo. Codino lignif. cosìnonftàlacofa, ne cosi Và bene. Cotogno, ò cotognata, lìgnif.io agogno, io vo glioil medefimo, ch’e tu’Vuoi, &delìderi.io non contradico àquelfo che ti piace, io non fon vario da te. quello pomo FA lciato ne i Ììtoi Emblemi lo accomodò per indegna tra il marito, & la moglie, fra i quali non deue mai edere