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ne reftò prefa, come moftra colui, per cui corre fi altiero il Re de fiumi, dicendo nel canto nono alla ottaua 28.

Assai più larga piaga, e più profonda,
Nel cor senti, da non veduto strale.
Che da belgli occhi e da la testa bionda,
Di Medor gli amentò, l arcier c'hà l’ale.


Imperò che, àfimile termine fù gionta l’alma Citerea dal biondoAdone, Apollo dagli ondeggianti.6_dorati crini della bella Dalfhe, la bella Alba da Cefalo, Meleagro d’A talanta, & altri infiniti. colore, & metallo il quale anticamere pigliò per fua imprefa quello fiero fanciullo d’Amore, & ancora tiene, & vfa nello accendere le genti d’amorofo fuoco, imperò che qual volta vuole infiammare vn gelato petto, (ubilo puon mano alla faretra, 6,di quella, feieglien do vno de i Tuoi aurati filali, che Tempre porta à tale effetto, & fcoccando li paffa inuifibilmente il cuore, &i Io fà innamorare, & inli emetti ente fuo feguace,onde dicetia il Tofco maggiore-» nella canzone, S’il dilli mai, ch’io ’venga in e» dio à quella. S’il dijfi, Amor Vaurate fua quadre Ila, Spenga in me tutte, e le piombate in lei. Per quefte ragioni diremo l’oro, non folo lignificare Signori! ricchezza, ma ancora A moro, per la virtù, che ferba, Se ri tiene in fe, dal q naie fuperchio amore,& d elìderlo,ne nafee quella abominatole pefte Auaritia, nemt ca deDio, & di tutte le cole create da lui. D | E