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dellequaliamorofe bizarrienepiàgono lepiote,&lerime fofpirano, come il Copra n< minato Poeta à punto cimoftra nelle fue rime in mol ti luochi,&maflìmeinquel fonetto. dicendo.
Tace non trono, e non ho da far guerra,
F temo, e Jpero, &ardo, e fon vnghiaccio,
E voto Jopra il cielo, e ghiaccio in terra,
E nulla ftringo, e tutto il mondo abbraccio,
Doue eflendo fino al fine tutto pieno decótradiuoni, fà chiaro la incoftante, timida, 6 c ardita vita de’ folpirofi amanti, & le fantaftiche bizarrie, che Tempre li dimorano, & regnano, nel capo, però non fenza cagione difle il fuo itile ettere vario,come ( fi vede nel primo fonetto della prima parte,qnando feri de. Del vario fide in ch’io piango, e ragiono. Et nella fedina (mia benigna fortuna) pur dice. Ffon ha il regno d’amorfi vario filici. Il gagliardo A Icabruno il quale conducea pedo ni in campo, fotto la feorta del catiagliero Zerbino; volendo inoltrare la fua natura fan tattica, &bizarra, la manifeftò con limile colore,& ìmprefa, come moftra l’Ariofto nel canto decimo, alla ottaua 8 f. quando dice
- Di più colori, e di più augei bizzarra,
ÙMira l’infegna, di Alcabrun gagliardo. Queflo colore adunque, farà proprio di quelli, che bora’vogliono, hor nò, il confitto ’voler de’quali, mai ttà fermo à niun termine, & per. che il fintile fi accopi, Sc’vnifcacon il Ilio fintile tali fi dona vn tal colore, perii quale potran no far conofcere la loro natura difeordante inle