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più della plebe, che delle classi civili, e perciò appunto sia stata dismessa. Peccato!... È forse divenuto meno patrio, meno reale il suo merito? Non ha forse diritto anche il basso volgo a qualche onesto divertimento? Le sue mani non si prestano a comodo, o a beneficio di tutti gli ordini sociali? I sudori del campagnolo non sono rugiada che feconda la terra che tutti indistintamente ci nutre? Devono forse i trentini rinunziare ad ogni memoria dell’antico valore? Qual buona ragione si potrà addurre per lasciarla soppressa? Forse i pericoli di qualche infortunio, di qualche sconciatura. Ebbene: allora i governanti in generale dovrebbero inibire quasi tutti questi spettacoli, ovvero far come a Siena, dove i fantini prima di correre il pallio devono ricevere i Sagramenti; fatto quasi incredibile, ma vero. Nò. Panem et Circenses gridava il popolo romano, ed i Cesari lo contentavano, perchè sapevano, che chi si solazza non pensa al malfare.

Il celebre giuoco del Ponte a Pisa fu istituito in onore di Cinzica Sismondi immortale salvatrice della sua patria, e quantunque per la qualità del finto combattimento fosse soggetto a molti pericoli, pure sino al principio di questo secolo fu il più grandioso e rinnomato spettacolo dell’Italia, che da ogni parte, e sin d’oltre i mari attirava curiosi, e danaro in gran copia, La festa della Porchetta, a Bologna, il Reggisole di Pavia, la Rua di Vicenza, i Carrocci, le corse pubbliche di tante altre città della Penisola, sono tutti spettacoli che richiamano gente, promuovono l’industria, e la circolazione del numerario. In fine che diremo della bella nostra vicina la città di Vitruvio col suo Venerdì gnoccolare? Mi si dica