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se un manipolo di ausiliari, dei quali i due primi lo avvinghiano a due braccia collegate fra loro, e così di seguito crescendo a scala il numero degli assistenti egualmente congiunti si compone, una massa triangolare compatta da poter vincere la resistenza della catena, o equilibrarla. I due che immediatamente lottano fanno sforzi erculei: l’uno si ostina, l’altro non cede; si urla da tutte le parti: ma il primo, che si sente venir meno la forza nelle mani, si arrende, e resta divelto. Si rinnovano gli attacchi, e le difese fino al termine stabilito per la guerra. I prigionieri si scambiano dopo aver loro fatto subire la umiliazione di essere acculattati. Tutte due le fazioni sono soggette al sindacato di giudici, ossia padrini per i casi di violata disciplina, o legge di guerra, e prima di entrare in azione, sono visitati sotto panni per assicurarsi che non abbiano celata qualche arma offensiva.

A questo faticoso esercizio nei secoli precorsi partecipano anche i nobili, ed i più onorati cittadini, ed è ben naturale che allora, anche la più eletta parte del gentil sesso desiderasse d’intervenirvi in qualità di spettatrice, come le Matrone romane agli anfiteatri, ed ai circhi; o dirò meglio come le dame, e le regine ai tornei nel medio evo, e come tutto di la vivace castigliana assiste alle sanguinose caccie dei tori ansiosa di ammirare nell’uomo del suo cuore i prodigi della agilità, e del coraggio.

Ma i tempi mutarono; e la nostra fiacchezza signorile, frutto infelice di mutate abitudini domestiche, cedette l’onor dell’agone alla ancor maschia vigoria dei rustici, e dei popolani; nel che si spiega la ragione per la quale al presente una tal mascherata sia rimasta un desiderio