Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 10 — |
figure de’ vasi etruschi. Esso è di tela inquartata a due colori, l’una gialla, e l’altra rossa, bardellata di biòccoli o neri, o verdi. La maschera è sporgente a ceffo quasi cagnesco, o porcino fermata sotto il cappuccio. La fazione trentina è quella de’ Gobj, i quali indossano giubba contadinesca, hanno maschera con volto umano sormontata da folto e lungo penecchio di canapa, che ricopre la testa, ed il collo a foggia della pelle di leone. I fianchi sono stretti da forte matassa di refe. Tutte due le fazioni hanno un capo coronato che domandano il Re. I Gobj sono accompagnati da un individuo in abito femminile, che custodisce il pajuolo, e la mestola per la famosa polenta, che egli deve cuocere nell’ora del combattimento. Quest’uomo - femmina porta il nome di Strozzera, idiotismo nostro che vuol dir guattera, alla quale di solito incombono i più bassi uffici della cucina e di casa, quale sarebbe lo strozzare il pollame, o di averne cura, siccome strozziere chiamavasi chi governava, e custodiva i falconi nel medio Evo.
Il numero de’ combattenti non è limitato, ma non può essere meno di 150 a 200 per ben figurare. Questo giuoco si faceva annualmente il giovedì grasso, e l’ultimo martedì del carnovale, nell’un giorno sotto la Residenza principesca, nell’altro in Piazza grande del Duomo. Immenso popolo vi assisteva spettatore dai palchi, e dalle fenestre, formando l’anima, l’ornamento, e la maggiore bellezza di questo spettacolo, come lo è sempre di tutti. Durante il carnovale i due partiti percorrevano insieme confusi le contrade a suon di piffari e di tamburri, e quantunque nell’ultimo secolo non fossero che rozzi popolani, pure giovavano a mantenere viva la presenza del