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finchè l’opera greca si paresse in tutto latina quanto a forme, a sembianza e ad abito del discorso. E non altrimenti dalla sentenza di Cicerone ridusse in volgare il Davanzati questa prima parte dell’opera greca, perchè ella si dimostrasse in tutto italiana, cioè dicendo i concetti greci, siccome noi diremmo i nostri nella lingua nostra, onde la cosa riuscisse naturale e perfetta; e come qui ragiona saviamente al Buontalenti anche il celebre fiorentino. Questo modo di volgarizzare i greci tennero eziandio tutti gli altri e più valenti traduttori italiani del secolo XVI, cioè non da interpreti, ma da scrittori che sapeano l’arte loro. E perchè quel secolo felicissimo di giudizio e d’ingegno abbondò in iscrittori maravigliosi, abbondò anche di traduzioni eccellenti. Le quali poniamo che di chiose grammaticali e storiche sieno poi state vinte dalle moderne, tuttavia non sono certo di eccellenza di scrivere superate. Ma questo si era allora un frutto, cui menava spontaneamente l’ottima e pubblica educazion letteraria. Perchè nel beato secolo XVI poneano tutti gli studiosi, come primo e più saldo fondamento delle buone discipline a che intendevano, la cognizione perfetta del greco, del latino e dell’italiano: alle quali tre nobilissime favelle davan opera diligentissima e continua; e per tal modo rappresentavano poi come si richiede le umane scienze. Laddove noi ora mettiamo assai lieve studio in molte e tra se diverse lingue moderne di popoli forestieri, e più lieve studio e forse niun’opera rivolgiamo nel greco, nel latino e nella materna lingua nostra; sì che poi dimostriamo somma inettitudine a degnamente manifestare le uma-