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REGATO dal Sig. Giuseppe Corrado, nipote di Raffaele Danzi, ho ordinato e corretto alcune delle poesie dialettali di lui, le quali ebbero gran voga a Potenza, tanto che non è difficile imbattersi, dopo quaranta anni, in persone che le ricordino quasi tutte a memoria. La maggior parte di esse fu raccolta nel 79 in un volumetto edito con i tipi Santanello: poche altre sono posteriori e videro la luce su foglietti volanti.
Di tutte ho creduto, con l’autorizzazione del Corrado, di fare una cernita: alcune, specie quelle degli ultimi anni, quando l’età aveva inaridita la vena ed il bisogno turbato l’umore del Danzi, non mi sono parse meritevoli di ristampa.
Naturalmente quelle prescelte mi sono sembrate le migliori. Non si tratta di alate liriche civili o di impetuosi canti di gloria; di pensieri profondi o di argute satire di tempi e di costumi. Il Danzi non può nemmeno lontanamente essere paragonato ai nostri grandi poeti dialettali: al Meli, al Belli, al Porta, e nemmeno ai moderni: al Russo, al Pascarella, a Trilussa.
Altra ala battono i sommi del passato, ed altra educazione artistica, altra finezza di gusto e di sentimento hanno i viventi!