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88 | daniele cortis |
Mise un lungo sospiro, quasi un gemito; e girò il capo, senza alzarlo dalla spalliera, verso Cortis.
«Vede?» diss’ella. «Non ne posso più.
«Senta» osservò Cortis, «io stasera, a ogni modo, non avrei voluto vedere la sua amica, che nel caso d’una estrema urgenza. Mi perdonerà, signora, se io le parlo molto francamente secondo la mia abitudine. Ho sempre creduto che mia madre fosse morta. Lei mi dice che vive...
«Le prove?» sospirò la signora Leonora. «Il cuore non le dice dunque» soggiunse con un accento drammatico «che sotto questo tetto...
«Lasci stare il mio cuore, signora» interruppe Cortis. «Sono appunto le prove che io la pregherei di far conoscere.
«Sarà una grande amarezza per la signora Cortis» diss’ella sottovoce, con gli occhi al cielo; «ma è giusto, oh è giusto! Lo abbiamo previsto, sa! Adesso le farò vedere i documenti della mia amica.
S’asciugò gli occhi, a più riprese, con un fazzoletto profumato che poi guardava ogni volta come per vedere se avesse pianto lagrime di sangue. Pregò Cortis di suonare il campanello, si fece portare una candela e si rizzò con uno sforzo manifesto. Era alta e magra, le usciva dal collarino di tulle nero un lungo collo giallognolo; gli occhi neri e grandi eran pur cinti di giallore. Portava un abito nero, a coda, di taglio molto elegante; e camminava un po’ come Lady Macbeth quando viene in scena dormendo, col lume in mano.
Uscita che fu, Cortis diede una rapida occhiata alla stanza, notò due quadretti a olio, una Maddalena e una santa Cecilia, palesemente copie; le fotografie