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per lui, per lui! 77


contessa la voleva subito. Ell’aspettava sua figlia fuori dell’uscio, nella sala oscura. La contessa Tarquinia non pretendeva d’essere una santa ma era convinta d’aver buon cuore e voleva ora dimostrarlo ad Elena. La pregò di parlare, di confidarsi a lei se aveva qualche cosa sul cuore.

«Non ho la tua virtù» diss’ella umilmente «nè il tuo talento, ma sono tua madre, dopo tutto.

Elena si commosse, l’abbracciò con maggior affetto che non le avesse dimostrato da molto tempo.

«Niente» rispose, «quando tu hai detto sia ringraziato Dio, mi è passato per la mente un pensiero stupido, una paura di non tornare più e ho fatto così, ho avuto una scossa!

Sua madre la baciò, la rimproverò di lasciarsi venire questi pensieri stupidi. In cuor suo non era punto tranquilla; sapeva che Elena non era solita commuoversi di fantasie vane.

Il dialogo fu interrotto dai Perlotti che uscirono dalla loro camera in assetto da viaggio.

«È presto» disse la contessa Tarquinia alla sua amica.

«Sì, cara, ci vuole quasi un’ora, ma Grigiolo ci ha raccomandato di perdere il meno possibile dell’illuminazione.

Discesero insieme. Festoni di palloncini colorati penzolavano tra gli alberi, tra le finestre della villa e della fattoria. Si era terminato in quel punto di cingerne fin quasi alla cima il gran cipresso morto che saliva nella notte nera come un obelisco di fuoco. La gente gridava, batteva le mani. Allora la banda si mosse suonando, fece un giro tra gli alberi illuminati, poi andò sul prato tutto buio, a mezzogiorno della villa.