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per lui, per lui! 65


alcuni dubbi sommessi di Malcanton e del dottor Grigiolo.

«Io sono egoista» disse Elena sorridendo. «Ho piacere di partire con voi».

Tutti si avviarono verso la contessa Tarquinia che accennava con l’ombrellino di venire all’ombra, tra la casa e il cipresso morto, vestito di glicine. Il barone ve li raggiunse subito. Sua suocera gli disse amabilmente, scherzosamente, le più fiere impertinenze per questa fuga improvvisa; pregò daccapo i Perlotti di fermarsi. Il barone aveva un braccio di muso; pareva dire «a che tutte queste commedie?» Elena taceva, lasciava parlare sua madre senza commuoversi. Ad un tratto l’uscio della sala si aperse e comparve il conte Lao ch’ebbe un’accoglienza rumorosa. Ben di rado lo si vedeva uscir di camera tanto per tempo! Rispose con un cenno del capo al burbero «buon giorno» del barone, e fece capire agli altri che tutti lo seccavano, tranne Elena, la quale trovò modo intanto di pregare sua madre che non insistesse con i Perlotti.

Era venuta l’ora della messa e tutti, fuorchè Elena e suo zio, s’incamminarono, più o meno di buona voglia, verso la chiesetta; ultimo il barone, che voltava l’occhio di tratto in tratto a guardar quei due.

Perlotti domandò in segreto alla contessa Tarquinia se Lao non andasse mai a messa.

«Euh!» diss’ella. «Casa Carrè! Non sapete? Sempre stati turchi. Tutti quanti».

Ed entrarono sotto gli abeti. Allora Lao prese il braccio di sua nipote.

«Adesso spiegami» diss’egli.

«Cosa, zio?