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44 | daniele cortis |
«Idee rispettabili» rispose il segretario «ma per noi, adesso, con questa trasformazione che c’è per aria, come è possibile?
«Ecco! replicò l’altro. »Vedete se siamo distanti?
Grigiolo si alzò.
«Sì» diss’egli, «distanti: e a me per andare a letto ci vogliono venti minuti.
«Ha ragione, sono stato indiscreto.
«Oh!
«Adesso la faccio accompagnare.
«No, per carità; non occorre, si figuri.
Cortis suonò.
«E il tempo?» diss’egli. Ordinò al domestico di approntare una lanterna e venne con Grigiolo sulla porta. La bianca facciata, le bianche ali della villa, brillavano e sparivano ogni momento. Non s’udiva però il tuono.
«Dorma qui» disse Cortis. «Avrebbe forse uno scrupolo costituzionale di passare una notte sotto il mio tetto?
Grigiolo ringraziò e protestò. Non poteva assolutamente restare. Non aveva paura del tempo e poi, a parer suo, non sarebbe neanche piovuto.
«E Lei» diss’egli, parte domattina?
«Sì, signore.
«Con qualunque tempo?
«Sì, signore.
Tacquero ambedue. Dietro ad essi la lucerna fumava e si oscurava morente. I lampi sfolgoravano in sala. Di là dalla sala, brillavano e sparivano il getto argentino, la ghiaia bianca.
Venne il servitore con la lanterna.
«Dunque...» cominciò Grigiolo.