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CAPITOLO III.


Le idee di Daniele Cortis.


Poco prima di mezzanotte il dottor Grigiolo suonò al cancello di villa Cortis. Un domestico sonnolento gli aperse, lo condusse, girando l’ala destra della villa, allo scalone che ne divide a mezzo la lunga fronte.

«Resti servito» diss’egli. «Intanto vado a chiamare il padrone.

«Cosa?» esclamò Grigiolo stupefatto «Senti, caro te; non è in casa il padrone?

«Signor no.

«Benedetto! Ma dov’è?

«Nei giardini.

«A quest’ora? Anima mia! Tutti i gusti son gusti. E adesso ci vorrà una mezz’ora a cercarlo: no?

«Eh, signor no, signor no» rispose colui avviandosi senza troppa fretta.

«Piano, tesoro, che non la si faccia male» brontolò Grigiolo sfiduciato.

Diede un’occhiata al cielo.

«Con questo po’ d’acqua che vien giù a momenti!

Cielo e montagne, tutto era nero, dal Passo Grande che porta sul primo scaglione villa Cortis con le sue solitudini di boschi e di prati, fino a monte Barco e all’alta gola stretta da cui sbocca il Rovese. A sommo dello scalone, sulla macchia biancastra della casa, una