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una cosa grave 29


«Di lei?

«No, di una signora che vive con lei.

«Dove?

«A Lugano. Una lettera che mi farebbe impazzire se non avessi un cervello d’acciaio.

«Questa persona scrive che mia madre vive, è malata, e vorrebbe vedermi» soggiunse, rispondendo agli occhi ansiosi d’Elena. «Potrebbe essere una felicità grande, ma poi bisogna mettere insieme la storia di mia madre con le trivialità retoriche e anche con la carta profumata di quest’amica sua, per intendere.

Un singhiozzo gli ruppe la parola.

«Sì, sai, Elena» rispose con voce appena intelligibile. «Avevo pensato qualche volta: se ella vivesse ancora, se fosse sepolta in un ritiro o se si guadagnasse pane e rispetto col suo lavoro, e ch’io la potessi trovare, dimenticherei persino quello che mio padre ha sofferto. Una gran cosa, Elena: perchè tu non sai che cuore aveva mio padre e con che lagrime mi faceva recitare ogni sera, capisci? ogni sera, un requiem per la povera mamma. Ma io pensavo che avrei dimenticato tutto, che...

Cortis s’interruppe. Non v’erano parole umane per esprimere la tempesta di passione che lo avrebbe portato nelle braccia di sua madre. Si staccò bruscamente da Elena che rimase immobile.

«Ma ci vai?» diss’ella con improvviso fuoco.

Cortis si voltò.

«Lo sai bene» rispose severamente «che andrei se ne dovessi morire.

«Oh sì, va!» esclamò Elena facendoglisi vicina. «Pensa quanto avrà sofferto? Ci andrei io se potessi!