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374 | daniele cortis |
E sarei stato felice! Ma il divorzio non c’è, e tu non hai voluto che quell’altro... Quella è stata una bestialità! Basta, non ne parliamo più. Adesso c’è da pensare all’onor tuo e della famiglia.
«Se è nelle mie mani è in buone mani» rispose Elena fieramente, strappandosi da lui per uscire. «No, no» soggiunse perchè la richiamava. «Non dovevi dirmi questa parola, tu.
Presa da un singhiozzar convulso, senza lagrime, appoggiò la fronte allo stipite della porta. Lao buttò via la coperta, si alzò per andar da lei; ma ella fece l’atto di respingerlo col braccio teso, senza volgere il capo.
«Mi passa subito» disse. «Mi passa subito. Sta quieto.
Ma Lao non poteva star quieto. Un po’ si rimproverava, un po’ si rammaricava, spiegava le proprie parole. Non aveva voluto dire ch’ella potesse disonorarsi.
«Se me l’avesse detto la mamma» mormorò Elena dolorosamente «sarebbe niente; ma tu, zio!
«Ma io» rispose Lao «parlavo del mondo, dei suoi giudizi, dell’andar per le bocche della gente.
«Oh, il mondo!
Non vi poteva essere, nella voce di lei, maggior dolore, maggior disprezzo.
«Cara mia» disse Lao, piccato. «Io sarò uno stupido, ma la buona e la cattiva fama sono sempre state qualche cosa. E se una signora ha l’aria di condursi male e la sua famiglia ha l’aria di essere compiacente, capisci!
Gli occhi di Elena lampeggiarono.
«Io non ho l’aria di condurmi male» diss’ella.