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368 | daniele cortis |
che si stava preparando un altro indirizzo. Lo si pregava intanto di non precipitar nulla, di non offrire dimissioni. Cortis ringraziò molto affabilmente: disse che, quanto alle dimissioni, non poteva prometter nulla, che si sentiva stanco, stanco; nel corpo e nello spirito. A ogni modo, la sua decisione dipendeva da altri avvenimenti tuttora incerti.
Congedatosi da coloro, s’incamminò rapidamente verso villa Carrè. Quando giunse al cancello gli venne un dubbio. Aveva la lettera? O era rimasta nello studio di Villascura? Gli pareva di smarrire il cervello. La lettera non era rimasta a Villascura. Nel porvi la mano, un doloroso spasimo gli contrasse tutti i nervi. Si morse il labbro, si sarebbe compresso il cuore se avesse potuto. Era egli che doveva diriger lei, esser tranquillo, esser forte!