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352 | daniele cortis |
Volle dir «va bene» ma non potè; voltò le spalle agli altri fingendo guardare i monti.
«Magnifico punto!» disse il senatore venendole accanto.
Ella si voltò subito. Cortis, che leggeva la sua lettera, alzò gli occhi a lei, la considerò un poco, le si accostò rapidamente. Ella volse il viso dall’altra parte e disse al senatore:
«Andiamo.
Clenezzi le si mise frettoloso a fianco, non la lasciò che a Villascura sulla spianata di casa Cortis, quando Lao lo chiamò al parapetto di settentrione.
«Elena» disse Cortis fermandosi.
Non era una voce d’impero nè di preghiera; era la tranquilla voce risoluta cui lei non poteva che obbedire sull’atto, in qualunque luogo, in qualunque momento. Aveva già fatto un passo per seguire Clenezzi: si arrestò.
«Che hai?» diss’egli.
Ella rispose con un sorriso punto naturale.
«Niente.
«Ti senti male?
«No, oh no.
Cortis la guardò in silenzio.
«Qualche disgrazia?» diss’egli con impeto.
«Oh no.
Questo no fu proferito così piano! Elena alzò gli occhi, quasi suo malgrado, in viso a Daniele, con una espressione dolce, dolente, con una timida domanda muta. Era egli in collera perchè le rispondeva così asciutta, senza confidenza? Non era in collera, ma era tanto grave e triste.
«Vediamo la casa, eh!» gridò Lao.