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si desiderasse molto la musica. Pendeva ancora perplessa quando sua madre venne sulla soglia della sala e chiamò:

«Dunque, Elena?

Ella obbedì senza rispondere e Lao tornò a giuocare al biliardo.

«Ho piacere che sia venuto fuori questo discorso» diceva il dottor Picuti, alzandosi rosso rosso e dirigendosi a Cortis che ripeteva:

«Lasci pure, lasci pure, non fa niente.

«Basta, basta, adesso facciamo un po’ di musica» disse la contessa. «Elena, ci fai sentire qualche cosa!

«Brava, brava!» diceva Clenezzi sottovoce, ma Elena non ebbe neppur il tempo di esprimere il suo reciso rifiuto perchè il dottor Picuti, risoluto di parlare ad ogni costo, saltò subito in mezzo con un solenne:

«La permetta, contessa; la permetta, deputato.

Qualcuno avea tirato in campo, poco opportunamente, la protesta degli elettori contro Cortis, e Zirisèla aveva brontolato qualche parola, giuocando, su certi machioni che soffian nel fuoco stando coperti, come s’era detto del dottor Picuti, riguardo a quella protesta.

«Soffiar niente e machione niente» proseguì il Picuti.

«Chi vi ha nominato, voi?» esclamò Zirisèla.

«So quel che dico» replicò l’altro inviperito. «So che buone lingue abbiamo in paese e come si fa a rovinare un galantuomo senza nominarlo.

«Ah Picuto, Picuto!» interruppe don Bortolo. «La prima gallina che canta ha fatto l’uovo.

«Andiamo, andiamo, Bortolo» borbottò l’arciprete