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occulto dramma 335


Il senatore Clenezzi le venne incontro solo, con il cappello in mano, gridando:

«La vede, la vede, la vede? Suo zio, sa! Io non avrei mai avuto il coraggio! Cara baronessa!» diss’egli inchinandosi tutto sorridente quando fu a portata di stringerle la mano.

Elena gli rispose alcune parole gentili, poi gli domandò subito dello zio.

«Ora sta bene, proprio bene» rispose il senatore. «È scappato dentro per paura del vento, perchè quello poi è un affare serio. Non ho mai visto una cosa simile. Se non mi sono soffocato, in carrozza!...

Elena lo interruppe, gli domandò dell’umore di suo zio.

«Ah bono, bono, bonissimo. Vorrei che l’avesse veduto stamattina, quando ci siamo messi in viaggio. Ha voluto prendere il treno omnibus del mattino per guadagnare qualche ora. Pareva un ragazzo.

«Mi dica» domandò ancora Elena in fretta. «Sa ch’egli abbia finiti i suoi affari a Roma? Che non ci debba più tornare?

«Oh pare di no, pare di no. Mi ha detto che adesso deve mettersi in economia e che non si muoverà di qua per un bel pezzo, ma che è sicuro di averci buona compagnia, sempre. Andiamo, andiamo, baronessa, altrimenti quello là va in furia.

Infatti Lao, dalla sala, picchiava forte nei vetri, chiamava «Oh! oh!». Elena, cui le parole del senatore avevano per un momento gelata, si scosse, corse a quella volta sorridendo.


Alle otto di sera, due ore dopo il pranzo, il