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qualche difetto segreto dello spirito, favorita dalle tradizioni nobiliari, cresciuta con l’abitudine, sancita da sofferenze reali nel corpo o nella immaginazione, confermata dallo scetticismo amaro dell’uomo come degna del mondo e di lui.

Un domestico venne a vedere se il signor Daniele avesse dimenticato lì i suoi guanti.

La baronessa si spiccò in fretta da suo zio, balzò fuori della stanza, scese in loggia per un’oscura scaletta di servizio. Verso il fondo trovò qualcuno che saliva.

«Chi è?» diss’ella.

«Quel del pesce, contessina: Pitantoi.

«Oh bravo! Tu voti per il signor Daniele?

«Io? Quando voteranno i marsoni e tutto quanto il pesce popolo, voterò anch’io, signora contessina. Ma dicono che la legge non sia ancora fatta.

«Non sei elettore, tu?

«Mi pare di no, signora contessina. Cosa vuole? Abbiamo una manica di elettori, qua, che non mi degnerei neanche, la guardi. E poi...

La baronessa gli passò davanti, scese velocemente. Cortis entrava con Grigiolo dalla loggia nel porticato rustico che la continua, quando Elena vi entrava pure dalla scaletta segreta.

«Parti?» diss’ella.

Egli le stese la mano.

«Sì» rispose «vado a casa.

«Perchè ti vorrei dire una parola» replicò Elena.

Il dottor Grigiolo diede due passi indietro rispettosamente.

«Mi fa piacere, Grigiolo, di avvertire la mamma che sono uscita un momento con Daniele?