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devo andare? 315


«No, no» rispose Cortis. «Son sicuro che va benissimo. Qua, qua.» Prese lui la lettera e la diede all’usciere.

«Subito» diss’egli. E soggiunse vôlto ad Elena: «al Senato o a casa sua?» Parve ch’ella non avesse inteso.

«Al Senato o a casa sua?» ripetè Cortis.

«Via delle Muratte» diss’ella sottovoce, «numero 54.

L’uomo se ne andò con la lettera. Ah Dio, se Cortis si pentisse di quella sua violenza, se richiamasse colui, se sospettasse, se indovinasse! No, no, nulla di questo poteva più succedere, l’usciere scendeva le scale...

«Cos’hai?» disse Cortis.

Ella non rispose nemmeno, perchè in quel momento entrava il senatore Clenezzi. Gli corse incontro voltando le spalle a suo cugino, gli fece un’accoglienza così cordiale che il senatore ne andò in solluchero. Cortis lo aveva mandato a chiamare per pregarlo di raccogliergli certe carte che aveva a casa e voleva portar seco. Ma il senatore, ch’era accorso in fretta e in furia all’invito, non sapeva più spicciarsi ora da donna Elena, era lì tutto sorrisi, inchini, complimenti.

«Ehi, senatore! esclamò Cortis dopo un po’.

«Son qui, son qui» rispose l’altro. «Son qui da lei. La mi scusi, la mi comandi. Son qui, son qui.

«E io vado via» disse Elena. «A stasera, alla stazione.

Prima ancora che Cortis e Clenezzi potessero tentare di trattenerla, era scomparsa.