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devo andare? 311


cattiva azione. Ora voleva chiederne a lei, ne andasse pure tutta la sua felicità! Elena non capiva. Egli le raccontò la visita di sua madre, ripetè le ultime parole di lei. Soggiunse che se il mondo era veramente tanto maligno, correva forse obbligo a lui di avvertirnela, di rinunciare alla sua compagnia in viaggio e all’ospitalità di casa Carrè.

«Perchè?» diss’ella. «Per il mondo? Che importa il mondo?

Cortis non rispose parola, ma le prese una mano, se la recò alle labbra, ve le impresse con passione. Si scambiarono un lungo sguardo in silenzio. Le labbra di lei avevano dei moti convulsi, lo sguardo una intensità paurosa. Ella pensava che il suo era quasi un tradimento, poichè Cortis non sospettava certo la terribile risoluzione di lei, il dolor mortale che lo attendeva. Sapendo di nascondergli questo, a lui che l’amava tanto e così nobilmente, Elena si sentiva portare nelle sue braccia da una tenerezza, da un rimorso, da uno struggimento indicibile, da un bisogno di confessargli tutto, di piangere sul suo petto. Solo la tratteneva una muta forza, forse un ignoto spirito superiore.

«No» sussurrò con dolcezza, ritirando la mano adagio adagio. «Il mondo non mi fa niente, ma bisogna essere calmi, bisogna essere come vecchi amici di sessant’anni, altrimenti non posso venire.

«Puoi, puoi» diss’egli con voce accorata, con uno sgomento in viso da fanciullo colto in fallo. «Scusami, non sono ancora forte, vedi, ma lo sarò. Oggi mi pare già di sentirmi meno nervoso di ieri.

Ella non rispose, gli sorrise. Avrebbe voluto dirgli che lo stimava infinitamente migliore di sè, che si era sentita, un momento prima, tanto debole, tanto