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CAPITOLO XIX.


«Devo andare?»


Cortis minacciato di congestione cerebrale, si era riavuto rapidamente, sì per la gagliardìa della sua complessione, sì per l’aiuto pronto e vigoroso dell’arte. Gli pesava di restare alla Camera; benchè, in quei giorni di vacanze parlamentari, la sua presenza non fosse d’impaccio ad alcuno. Sospirava le sue montagne, e i medici pure consigliavano riposo assoluto, aria libera, pura, appena fosse possibile, evitando l’inutile disagio di due trasporti, e, ciò che più importava, l’irritante contatto della signora Cortis.

Della minacciata congestione gli era rimasto un grande abbattimento di spirito, una tristezza profonda che gli metteva spesso le lagrime agli occhi. Non aveva più fede nell’avvenire nè in sè. Si vedeva gittato dalla corrente politica sulla riva, come un avanzo di naufragio. Chiedeva avidamente chi venisse a prender sue notizie, pronto sempre a interpretar male una mancanza, a immaginar noncuranze, abbandoni. Elena ne soffriva assai, benchè i medici le affermassero ch’erano fenomeni soliti, passeggieri. Lo rincorava, gli proibiva con la sua dolce voce sommessa di ripetere quei brutti discorsi. Egli allora le era tanto grato, e ubbidiva per un po’;