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294 | daniele cortis |
«Son padrone di credere ch’è vero, son padrone di dirtelo, te lo voglio dire. E adesso va via, va dove vuoi, va con chi vuoi! Va via! Ho degli amici migliori di te in questa camera; ho degli amici che mi assisteranno meglio di te, che mi libereranno in un attimo da te e da...
Qui tirò giù una fila d’imprecazioni bestiali contro il mondo e gli uomini.
Elena intanto era tornata padrona di sè.
«Andrò via» diss’ella, «ma non prima di aver fatto il mio dovere...
Un tremito violento la prese, le tolse per un istante di continuare. Dovette sedersi, attendere un po’ di calma.
«Ho promesso» continuò «di esserti fedele; e qualunque cosa tu dica, qualunque cosa tu pensi, io intendo essere fedele sino all’ultimo. Tu mi hai scritto a Cefalù delle parole sinistre e ora me ne dici delle altre simili.
Si fermò; non poteva parlare a lungo.
«Non so se sia vero» riprese «che i tuoi affari vanno così male, che hai in mente una cosa orribile. Io intanto sono qui per fare tutto quello che posso. Lavorerei, darei lezioni, patirei la fame!
«Oh, non c’è bisogno di tanti eroismi» disse il barone sogghignando. «Non vado in America?
«In America?» esclamò Elena stupefatta.
«Ma non farmi l’ipocrita, perdio! Se non lo sapessi.
Ella diè un balzo sulla sedia; non v’era maggiore ingiuria per lei! Si morse il labbro, si contenne, disse solo:
«Se non sapessi cosa?