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un intervento | 283 |
che non si lascia vedere nè vivo nè morto, come se non gliene importasse uno zero nè di te nè di nessuno, ti dico la verità che saresti buona tre volte se non lo lasciassi nel suo brodo, giacchè ci vuol stare! Ma scusami tanto, c’è poi anche debiti e debiti; Clenezzi mi ha dette certe cose! Ti domando io che decoro, che dignità c’è, per gente che si rispetta, ad avere ancora qualche cosa di comune con un essere simile!
Elena sorrise un poco.
«Questo non l’ho udito» diss’ella «quando lo sposai, che in certi casi potrei non aver più niente di comune con lui. Mi sono sposata sul serio, vedi, mamma.
La contessa Tarquinia guardò sua figlia senza parlare, poi si coperse il viso con le mani e finalmente scoppiò in un pianto dirotto, ripetendo fra i singhiozzi:
«Perdonami! Perdonami!
Elena la chetò con le carezze, con la dolce voce affettuosa. Sua madre non doveva rimproverarsi nulla; s’era ingannata, anche lei, non altro. Parlandole così, Elena pensava a quell’altra madre tanto colpevole, alla bontà di Daniele, e raddoppiava di tenerezze sentendosi dura e cattiva in confronto di lui.
«Debbo fare tutto il mio dovere» diss’ella.
La contessa le chiese dove fosse andato suo zio, da che Boglietti. Ella non aveva capito niente. Elena glielo spiegò in breve.
«E tu» soggiunse sua madre «dove vuoi andare?
«A vedere mio marito, finalmente» rispose Elena.