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un intervento 281


dicevano che Daniele avrebbe potuto partire anche l’indomani, ma non si sapeva ancora chi lo avrebbe potuto accompagnare. Lei già intendeva di non lasciar Roma senza aver fatto, prima, per suo marito quanto stava in lei; e contava che altri l’avrebbe aiutata.

«Lo debbo vedere stasera» diss’ella.

«Non so niente» gridò suo zio. «Non voglio saper niente: vado a cercare il signor Boglietti.

«Boglietti?» disse la contessa. «Di dove è saltato fuori questo signor Boglietti?

«Te lo spiegherò, mamma» rispose Elena mentre il conte Lao usciva.

La contessa lo richiamò.

«Ohe» diss’ella stendendogli la mano. «Sapete che non ci siamo ancora salutati?

«Euh!» fece Lao alzando un braccio come se dicesse: mi seccate per questo? E se n’andò con tale saluto.

Elena domandò subito a sua madre come mai la Cortis avesse potuto entrare.

«Un bell’asino anche il tuo signor zio, sai; lascia che te lo dica!» rispose la contessa. «È quella la maniera? Capisco che dovrei esserci abituata, ma a certe cose non ci si abitua mai. Quell’altra? Lo so io come sia entrata? Me la son vista davanti senza saper altro. Figurati se ci ha pensato molto a venir su senza domandare a nessuno! Oh ti dico la verità che se sto qui ancora tre giorni, muoio tisica. Cara te, prendiamo su in nome di Dio questo benedetto Daniele, e andiamo. E tu cosa fai lì? Non ti levi il cappello?

Elena posò l’ombrellino che teneva ancora in mano e si lasciò cadere sul canapè.