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280 | daniele cortis |
Elena arrossì.
«Zio, zio!» diss’ella. «Ah!» soggiunse trasalendo. «Ora mi ricordo che mi disse di voler semplicemente fare le tue parti perchè non v’era tempo d’interrogarti e d’informarti a dovere, e tu avresti certo approvato quel che faceva lui in vece tua.
«Oh, ma allora si avverte, si scrive!
«Tu non sai, zio» rispose Elena, «che Daniele ha veduto mio marito il 25 a mezzogiorno, subito prima di andare alla Camera.
«È andata via?» chiese la contessa Tarquinia, porgendo il capo all’uscio della sua camera. «Signore, ti ringrazio!
Il conte Lao non la guardò neppure.
«C’era nessun altro presente?» diss’egli.
«Ci dev’essere stato il rappresentante della Banca di Cefalù» rispose Elena. «L’avvocato Boglietti.
Lao prese il cappello e disse risolutamente:
«Vado.
«Dove?» chiese stupefatta la contessa Tarquinia. «Cosa è successo?
«Non andresti da Daniele, prima?» chiese Elena alla sua volta.
Il conte Lao rispose in furia:
«No, no, no. Se vedo Daniele lo strapazzo, e adesso non conviene.
«Ma ditemi» ripeteva sua cognata. «Cosa è successo?
Elena le gittò un frettoloso «niente, mamma», e poi disse che sarebbe uscita anche lei in cerca di suo marito. Oramai Daniele non aveva più bisogno di lei. Suo zio le domandò se ci fosse in fatto il progetto di portarlo a villa Carrè. Sì, c’era, e i medici