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una cosa grave 19


marito offertole, perchè certi intrighi di sua madre non le piacevano.

«E adesso» proruppe «cosa c’è di nuovo? Che orribili cose ha fatto mio marito? Vi avrà chiesto un po’ dei vostri danari, già. Sarà per questo che la mamma ha le malinconie e tu le convulsioni.

«Ah, corpo!» esclamò lo zio voltando e squassando lentamente il capo verso degli esseri immaginari, dei giudici d’appello invisibili «A voialtri, cari.»

Alzò le mani, le lasciò ricadere sulle coscie rumorosamente.

«Non ne parliamo più» diss’egli.

Sedette al piano come se non fosse affar suo e suonò, a mezza voce, una polka sciocca, brontolandosi mentre suonava:

«Bella educazione che ha avuto!... Sì, perdiana!... Un po’ dei vostri danari, cosa serve?... Un po’ di danari, euh! Bella educazione!... Sì, perdiana... Bellissima.

«Smetti, smetti, zio» disse Elena. »Come sei triviale stasera! Non ti ho mai conosciuto così.

«Balla, cara, balla!» rispose Lao, sdolcinato. «Ma balla, tesoro. Non senti che suono? Cos’hai da saper tu di danari! Balla che sei beata.

«Che sciocchezze, zio! Vuoi che mi crucci per i danari! Smetti! È stupida, sai, questa musica.

Il conte afferrò a due mani lo sgabello su cui stava seduto e si girò di netto.

«Oh lo so» diss’egli «e mi dirai poi cosa sono i tuoi discorsi. Non ti fa niente a te che tuo marito, dopo essersi giuocata la roba sua e la tua, pazienza! si voglia giuocare anche la nostra? Non ti fa niente