Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
un intervento | 273 |
svegliala, non seccarmi e, quando sarò pronto, verrò su.
Così dicendo arrivò all’uscio.
Ella ripeteva sempre:
«Lo aiuteremo, lo aiuteremo, lo aiuteremo.
Uscì, e pochi minuti dopo, tornò, bussò alla porta.
«Non si può!» gridò Lao, burbero.
«Io vado un momento a Montecitorio» diss’ella. «La mamma è al secondo piano, numero 39.
Lao rispose forte: «Va bene!» e brontolò poi fra i denti:
«Vada a farsi benedire trentanove volte; stupida! Dorme, lei!
E continuò la sua toeletta, esclamando a ogni tratto, nell’asciugarsi il viso o nell’abbottonarsi la sottoveste:
«Eh, begli affari! Corpo! Begli affari! Sì, sì!
La toeletta andò in lungo, perchè il conte Ladislao aveva minuzie e delicatezze da signora. Finalmente, quando Dio volle, salì molto cupo al secondo piano, in cerca del numero 39.
Una cameriera glielo indicò ed egli stava per entrarvi, quando vi udì una voce sconosciuta. Si volse alla cameriera, le domandò chi fosse alloggiato al numero 39. Colei rispose:
«La contessa Carrè.
«Ma adesso c’è altra gente!
La cameriera non lo sapeva, non aveva veduto entrare alcuno.
«Seccature!» brontolò il conte; e, udendo la voce di sua cognata, entrò senz’altro.
La contessa Tarquinia, in piedi, rossa come una bragia, stava dicendo: