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il segreto della signora cortis 235


Tacque, col dito in aria, e volse il capo all’uscio, ascoltando.

«Hanno suonato» disse Boglietti. «Sarà il senatore.

La signora gli afferrò un braccio.

«Signore!» diss’ella. «Io la supplico! Ella non mi ha parlato! Ella non mi ha visto!

Corse via, e l’avvocato guardava ancora, a bocca aperta, l’uscio che s’era richiuso dietro a lei, quando il vocione del senatore Di Santa Giulia disse dalla parte opposta:

«Buon giorno.

Il senatore era dimagrito, ingiallito, mostrava nella fisonomia qualche cosa di più scuro e sinistro; ma la gran voce, la eretta persona e il fare prepotente non avevano mutato. Si buttò di sghembo sul sofà, accavalcando le gambe e rovesciando il capo all’indietro sui cuscini.

«Oh» diss’egli soddisfatto «che sagrato piacere ho di trovarmi con questo dolce avvocato mio! Scrivete bene, voi, avete lo bello stile! Quella vostra lettera è di una forma squisita. La sostanza pare un poco brigantesca, ma...

L’avvocato, rosso come un papavero, voleva protestare. L’altro non si scompose punto, gli fe’ cenno, con un pacato agitar della mano, di starsene cheto.

«Sss! Non ci riscaldiamo! Questa gente del nord come piglia le cose! Siete bene piemontese voi? Ho detto pare, pare. Pare ma non è, come la faccia del senatore Di Santa Giulia che pare d’un terremotaccio ed è del più mansueto c... che sia. Oh santo diavolo, il diritto è dalla vostra parte. Volete che