Pagina:Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu/241


eran degni di questo 231


mia; ma il mio cuore sente Dio profondamente e spero ch’egli non sia in collera con me.

«Sai» riprese Elena, «vorrei dirti tante cose dell’anima mia, tante cose strane! Ma adesso non trovo le parole. E poi» soggiunse alzandosi di botto «ti ho fatto perdere anche troppo tempo. Tu devi partire...

Giunse le mani con un movimento improvviso e disse sottovoce:

«Perchè viene da te mio marito?

«Come lo sai?» esclamò Cortis, brusco. «Ah, Clenezzi!» soggiunse subito. «Non è niente. È per definire una buona volta la faccenda del pagamento, metterla in carta. Se fosse qui tuo zio, farebbe lui. Così faccio io e poi gli riferisco. Son cose semplicissime. Che gran cose vuoi che sieno?

Si stizziva, quasi. Elena non insistette.

«E poi» diss’ella «tu stai poco bene? Devi curarti, sai.

Cortis si strinse nelle spalle.

«Io?

Elena non si perdette a contraddirlo, mise in un oh sommesso tanta passione di preghiera, che Cortis se ne sentì correr la dolcezza nel sangue e non rispose. Di fatto sapeva di aver la febbre, la testa gli pesava più del piombo, ma tollerava il male con la sua consueta energia, aiutato anche dall’orgasmo nervoso. Ora, poi, quel primo aprirsi a lui dell’anima ch’egli amava, quel sentirsi un risponder così pieno e profondo al sentimento suo, quell’aurora di una nuova vita lo ristoravano.

Anche la quiete selvatica del luogo lo venìa penetrando. Fiorellini bianchi e gialli oscillavano nell’aria meridiana sui ruderi della vecchia gradinata, un usi-