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resse. Infatti appena ebbi pronunciato il suo nome, s’impadronì del mandato, più che io non glielo abbia offerto.

Per parte mia non posso che darle un consiglio: venire a Roma.

Scusi la calligrafia: sono costretto di scrivere con la mano sinistra.

Le bacio la mano con la più viva speranza di presto vederla.

Suo dev.mo
G. B. Clenezzi.



Alla baronessa

Elena Di Santa Giulia, a Cefalù.

Roma, 14 marzo, 1882.

Non dolerti di me, cara Elena: non potevo rifiutare un servigio a Clenezzi che malediva la gotta. Per quell’ottimo uomo farei qualunque cosa, anche la parte dell’intruso.

Sono andato dunque dall’avv. Boglietti martedì 7, ma era a Firenze per una causa, e seppi che non sarebbe tornato prima di iersera. Lo vidi stamattina, gli parlai e sono incaricato da Clenezzi di riferirti cosa si è conchiuso. Boglietti era molto inquieto per questa scadenza. La somma che comprende capitale, interessi e spese, ammonta a L. 16,800. Io credetti rassicurare l’avvocato dicendogli che se il suo debitore non fosse stato in grado di pagare, la famiglia Carrè avrebbe sicuramente provveduto. Lo persuasi quindi dell’opportunità di astenersi per qualche tempo da qualunque procedimento contro tuo marito, quan-