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142 | daniele cortis |
«Porci!
Cortis gli strinse la mano.
«Ti lascio quieto» diss’egli.
Lao lo trattenne, gli domandò s’ella gli avesse raccontato il pasticcio del giorno prima.
«Ti raccomando» diss’egli «che non faccia niente senza dirlo a me. Addio. Che ore sono?
«Cinque meno dieci.
«Dammi la pillola. Lì sul tavolino.
Prese la sua pillola di valerianato di chinino e, lasciata ricader la testa sul capezzale, sospirò ancora mentre Cortis usciva:
«Porci!
Cortis discese in fretta dai suoi segretari comunali. Avevano buone notizie della montagna. Lassù non si prendeva mica l’imbeccata dal capoluogo. Tutt’altro; c’era anzi una vecchia gelosia tra il monte e il piano, un astioso antagonismo. Tuttavia, era necessario che Cortis facesse una scappata l’indomani a... tanto per lasciarsi vedere. Egli lo promise subito.
Intanto la contessa Tarquinia andava e veniva, gittando delle occhiate impazienti a Cortis e a’ suoi amici politici.
«Finalmente!« diss’ella quando quei due se ne furono andati. Diede il Châteaubriand a Cortis che non ricordava più di avere prestato libri ad Elena e lo aperse curiosamente. Vi trovò un biglietto di visita di sua cugina che vi aveva scritto: con molti ringraziamenti e saluti.
«A proposito!» disse la contessa. «Vado a prenderti un altro biglietto ch’era nel suo tavolino.
Cortis intese ora il racconto della cameriera.