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facce che comparivano, le studiava, le seguiva per la sala con occhi benevoli o diffidenti, fissava le teste che qua e là si chinavano l’una verso l’altra, con la manifesta cupidità di porre un orecchio in tutti i bisbigli.

«Molta gente» diss’egli a Cortis, poichè il presidente ebbe preso il proprio posto. «Molti brutti musi. E quella marmotta di presidente, dirà bene?

Costui suonò in quel punto il campanello, guardandosi attorno con molta dignità e senza alcun sospetto che proprio allora gli regalassero della bestia. Ricordò poi come in una precedente seduta fosse stata approvata, a grande maggioranza, la candidatura Cortis, per la quale il Comitato aveva anche iniziata la propaganda elettorale. Soggiunse che una recente pubblicazione, a tutti nota, aveva levato tal rumore nel paese, aveva prodotte impressioni così vive e diverse da rendere necessaria una nuova adunanza e una nuova discussione. V’era stato, a dir vero, qualche dissenso fra i colleghi dell’oratore sulla opportunità d’invitare all’adunanza l’onorevole candidato signor Cortis, che si sapeva poi anche lontano. Qualcuno aveva proposto di discutere e deliberare preliminarmente se il candidato dovesse limitarsi a dare spiegazioni o no. La improvvisa venuta del signor Cortis aveva tolto di mezzo questi dubbi, e il Comitato si teneva sicuro che anche i signori elettori preferirebbero discutere e deliberare sulle pubbliche dichiarazioni del candidato, piuttosto che sopra un brano di lettera. Quindi l’oratore accordava la parola, se non vi fossero opposizioni, all’onorevole Cortis.

Il presidente sedette soddisfatto girando il capo a cercare approvazioni a destra e a sinistra sui visi