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vento, pioggia e chiacchiere 3


«Andate, andate, giovanotto, fate tacere a preti» disse il senatore a colui che passava lungo il biliardo.

«Dite che imparino un poco da questi altri signori. Fate tacere a don Bartolo!

Presso un’altra porta a vetri della gran sala a crociera un gruppo d’uomini discorreva di qualche argomento molto misterioso, pareva, e molto importante.

Uno di loro chiamò:

«Dottor Grigiolo!

«Comandi!» rispose il giovane. «Vengo subito.» E tirò avanti verso la stanza del piano.

«È medico quel giovanotto?» disse il senatore al suo compagno.

«No signore, dottor in legge» disse questi ossequiosamente.

I preti avevano smesso di giuocare. Il cappellano don Bortolo teneva un foglio in mano e declamava dei versi tra le risate dei colleghi.

«La permetta, don Bortolo» disse l’ambasciatore.

«Bravo, dottore» rispose don Bortolo. «La venga qua, la senta anche Lei:

Ei sindaco risponde: a ghì rason.


«No, la permetta.

«Ma la perdoni, la senta!

Il dottor Grigiolo si rassegnò fremendo ad ascoltare un’altra strofa che finiva così:

E el sindaco: anca vù gavì rason.


«Va bene, ma la permetta.

«Ma la perdoni, perchè non la sa. Adesso viene il bello.