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110 | daniele cortis |
nocchioni che diceva un requiem per la povera mamma.
«Era meglio!» esclamò afferrando e levando in aria il cappello.
La signora drizzò il capo spaventata.
«Cosa?» diss’ella.
«Niente» disse Cortis, e corse via senz’altro.
La Barbara gli aperse il cancello e gli disse sottovoce:
«La padrona non vuol credere, ma della roba se n’è così consumata, sa! Solo tutte le costolette fresche che si tien la notte sulla faccia!
All’Hôtel du Panorama era arrivato pochi minuti prima di Cortis, questo telegramma dal capoluogo del suo collegio elettorale:
«Daniele Cortis
«Lugano — Hôtel du Panorama.
«Stampa avversaria pubblica tua lettera privata accusandoti appartenere partito clericale. Grande impressione. Domani seguirà qui adunanza elettorale ore una pomeridiana. Vieni o rispondi telegramma da pubblicarsi. Spedisco giornali.
«B.»
Il prossimo treno per Milano partiva fra tre quarti d’ora. Cortis buttò giù precipitosamente un biglietto alla madre e la seguente risposta telegrafica al signor B.:
«Sarò costì domattina alle 11 ½
«Cortis.»
Quindi raccolse in furia la sua roba e arrivò alla stazione mentre i viaggiatori salivano in treno.