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nel Monastero: e perchè gli feci rispondere che non
volevo cadere in iscomunica, mi mandò un libro a
stampa che tratta dei casi di coscenza, acciò vi vedessi
che non v’era scomunica per lui ad entrare, sibbene
per le monache ad escire: mi fu poi detto quel libro
essergli stato prestato dall’Arrigone. Consentii che l’Osio venisse nel Monastero. Molto dopo mi sgravai d’un
puttino morto, e, per il gran dolore dell’animo, cascai in
infermità di fibre, che mi durò tre anni: nel qual tempo,
per liberarmi da quella pratica, vendei degli argenti che
aveva, e mandai alla Madonna di Loreto una tavoletta
votiva sulla quale aveva fatto mettere una monaca ed
un puttino inginocchiati che piangevano: la mandai
per mezzo di Bernardo Grosso, al quale per il viaggio
diedi sei ducati, ed uno da offrire. Due altre volte mandai il suddetto alla Madonna affinchè mi accordasse la
grazia di liberarmi da quell’affezione: ma prevalser i malefizii dai quali mi trovava circondata: attesochè, essendosi guardato nel mio letto, vi si trovaron ossi di morto,
uncini di ferro, e molte altre cose, come ne sono state
informate tutte le monache... (1) che avrei fatto cose
anco maggiori della perdita della vita per salvar l’anima; e tanto pativa che una volta sopraffatta dalla disperazione andai per gettarmi nel pozzo, ma fui trattenuta dalla figura della Madonna che è in fondo al giardino, alla qual’avea divozione...
Prosegue il doloroso racconto. Caduta in balìa del tentatore, la sciagurata vien creduta complice d'ogni scelleratezza del suo drudo: deve prima difendersi d’aver avuto mano nell’assassinio del Reineri, e lo fa ricordando i servigii prestatile da quell’uomo, e la benevolenza che gli portava: cerca poi di mandarsi d’ogni compartecipazione pre-
- ↑ Qui s'innesta una particolarità troppo ributtante per esser citata.