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puoi, che tra lor due vennero a contesa, e Benedetta diede ad Ottavia, e la buttò, onde caschò, per essere sulla riva, nel Lambro; e quell’altra poi andò a capitare dove non so, perchè io mi partii da lì sollo; vero è che le consigliai la strada verso Velate per andare in Bergamasca dove diceva di voler andare. Che se io avessi avuta mala volonta di offenderle non saremo scampatti, ma non voleva offender Dio per questa bestia, ma ben si è da sè stessa precipitata, come meritevole.

Che se si è trovata una morta, Benedetta e Ottavia furono quelle che la decapitarono, e nascosero nel pollaro del quale avevano le chiavi, che non lo possono negare, e la portaron da me senza che io abbia colpa in questo, ma pregatto, perché aspettavano il Barca, che la dovessi far sotterrare, e fu Benedetta che la portò là. lo ho passati gran casi con dette bestie acciò non facessero maggiori danni; più volte l’ho detto alla sig. Virginia M. ch’esse erano la causa della nostra ruina, e che avariano meritato che si fussero tossicate, considerando il danno e mali che hanno fatto; ma per non offender Dio non si faceva. Non voglio esser più lungo; ma quando fussi giudicato come a Dio domando, in verità il castigo anderia sovra a esse, e non sopra a me, et alla sig. Virginia M.; per cui gli habbia misericordia, e possano havere tempo di penitenza. Datta oggi giovedì alli 20 dicembre 1607.

Di V. S. Ill. e Rev.

Dev. et Humilissimo Ser.
Gio. Paolo Osio.


Sulla Soprascritta

All’Ill. e Rev. Sig. e Padron C.
il Sig. Cardinale Boromeo.
Arcivescovo di Milano.

milano.