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mi habia misericordia, come ho fede in sua divina Maestà. E quando V. S. si compiaccia, io volontariamente venirò nelle sue forze, e faccia di me quello che volle: ma non mi lasci interdetto della Chiesa, puoichè il caso è meritevole di misericordia, puoichè non fu volontario nè per la parte mia, nè per quella della sig. Virginia M., ma sollo le nominate di sopra, che parevano tante indemoniate: ed, hoggi tre settimane, quella seconda, e dir posso ruina di questo fatto, che fu Benedetta, ritrovandomi alla Canonica mi mando un bilietto da Damiano fattore (io feci grand’errore a buttarlo sul fuoco, che avria giustificata la verità) qualmente costei mi scriveva che dovessi andare al portone alle sei ore di nette, che vi si sarebbe trovata travestita, e mi pregava per la Madre di Dio di andarvi, puoichè, quando non vi fossi andato, aveva deliberato di andar via solla, perchè nel Monastero era la rovina di Troja, così giusto diceva. Io non aveva magnato, perché digiunava, quando questo bilietto mi arrivò; tutto mi alterai, e lo gettai nel focho, et era due hore di notte, sicchè mi misi a passeggiare in salla pensando sopra di quello che voleva far questa bestia, e mi venne la risoluzione di andare per dissuaderle che non lo facessero. Nonostante che piovesse, quando fui gionto già erano lì, e le pregai un pezzo a non fare tale risoluzione, qual era la ruina di tutti: costoro, accese et infocate più che mai, andavano facendo il bullo, sin a tanto che volevano più presto arder il locho che starvi più. Ad ultimo giudicai che Dio le volesse castigare e le lasai fare la sua volontà. Quando fummo gionti alla Madonna delle Grazie, io li dissi che si dovessero racomandarsi alla Madonna perché io le voleva lasare lì, per causa sua non volendo essere preso avendole condote fori di Monastero. Costoro volevano che le menassi mecho, del che dissi non voler in modo alcuno farlo: ma non mi ascoltarono e ne seguì