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Maria et io siamo stati menati in trappola dalle altre viliache, le quali, avanti sian andate nel monastero, hanno il mondo provato, e piene di ogni malitia andavano investigando di far cascare altri. La colpa non è stata di detta povera S.ra Virginia-Maria, qual di gran Casa, l’animo in altro aveva che alle cose mondane, come per la sua conscienza sia conossuta: ma Ottavia e Benedetta erano quelle che il mal facevano, e, come principali, Dio le ha castigate come meritevoli: io non fui mai ricercato solo che da esse, e, tentato ancora a peccare seco (che Dio mi è testimonio se dico la verità) io non le poteva comportare, nè potrò, considerando com’esse siano state causa della mia ruina: chi trovò la inventione de’ posti, et altre cose? sol esse; chi veniva alle porte? sol esse; chi mi menava nella sua camera se non esse? chi aveva trovati secreti? solo esse; che, in coscienza mia, la povera S.ra Virginia Maria non sapeva nulla di queste cose che esse andavano facendo. Si potria fare un libro di quel che ho passato e patito, e saria cosa che comoveria il lettore a lacrime, et a grandissima compassione tutti li ascoltanti; che, per causa di esse, la sig. Virginia M. et io siam ridutti a questo termine senza colpa nostra; e Christo non sia mai per salvare le anime nostre se questo che dicho non è vero. Che praticha aveva io se da queste due non fussi stato ecitato? gli son andato io con caroza, o cavali, o forza de homeni a levarle fori del monastero, o l’hano fatto esse di volontà? ma l’è che Dio le voleva castigare come causa di questi malli. O se mi fussi concesso poter dire, e mi fussi credutto quanto m’haverei da dire, e mi fussi fatto un salvacondutto! che cose direi, e quanto faria fruto il scoltare la verità!

» So ben io chi merita castigo, ma non già io, nè la sig. Virginia M. che non ebbimo mai volontà di offender Dio, sibbene per questi demonj ogni hora eravamo stimulati a qualche novità. Chi fu lo inventore delle