Pagina:Dandolo - La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, 1855.djvu/71


69

garitæ, et quoties, et de quo tempore;

respondit:

rita, e quante volte, e in qual tempo;

rispose:

» V’è entrato parecchie, e parecchie notti da quattro o cinque anni che l’ho saputo: prima che si mettesse la chiave al catenaccio della porta maggiore della Chiesa entrava per quella, che si faceva lasciar aperta da qualcuno ancorchè fossero forestieri; e questo si faceva la sera, ed alle volte era io che faceva aprire la Chiesa, alle volte suor Ottavia, e talora la medesima suor Virginia; e introducevamo l’Osio nel monastero mediante le chiavi contraffatte che tenevano esse Virginia ed Ottavia; e lo menavano in camera di suor Virginia, d’onde partivasi avanti giorno: io mi sono trovata ad introdurlo a questo modo due volte per settimana: dicevo qualche volta a suor Virginia che faceva male; ed essa allora mi minacciava, con dire che attendessi ai fatti miei. Dopo che fu chiusa la via di passare per la porta della Chiesa, si trovò un’altra strada, cioè un buco che dal giardino dell’Osio risponde entro la camera di suor Ottavia. Dalla festa poi di tutti i Santi prossima passata l’Osio, entrato per il giardino, scalata la muraglia, venne dentro la vigilia di detta festa, e vi stette fermo da quindici giorni, parte nella camera di suor Ottavia, e parte nella mia ch’è contigua a quella di suor Virginia: anzi la sera che questa fu menata via in carrozza, Giampaolo si trovava nella mia camera, e si nascose sotto que’ lenzuoli che sono attorno il letto.

Interrogata an soror Virginia habuerit filios;

respondit:

Interrogata se suor Virginia ebbe figli;

rispose:

» Una putta che l’Osio portò via, e credo la mandasse a Milano: or l’ha in casa, e si chiama Francesca.

Quel racconto che suor Benedetta, interrogatane, tesse