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sfrattata di là. Si fecero gran ricerche in Monza, e ne’ contorni, e principalmente a Meda, di dov’era quella conversa: si scrisse in varie parti: non se n’ebbe la più piccola notizia: forse se ne sarebbe potuto saper di più, se invece di cercar lontano, si fosse scavato vicino. Dopo molte maraviglie, perchè nessuna l’avrebbe creduta capace di ciò, e dopo molti discorsi, si concluse che doveva esser andata lontan lontano: e, perchè scappò detto a una suora — s’è rifugiata in Olanda di sicuro! — si disse subito, e si ritenne per un pezzo nel monastero e fuori, che si fosse rifugiata in Olanda. Non pare però che la Signora fosse di questo parere. Non già che mostrasse di non credere, o combattesse l’opinion comune con sue ragioni particolari: se ne aveva, certo ragioni non furono mai così ben dissimulate; nè c’era cosa da cui si astenesse più volontieri che da rimestar quella storia; cosa di cui si curasse meno che di toccare il fondo di quel mistero. Ma quanto meno ne parlava, tanto più ci pensava. Quante volte al giorno l’immagine di quella donna veniva a cacciarsi d’improvviso nella sua mente, e si piantava lì, e non voleva moversi! Quante volte avrebbe desiderato rivedersela dinanzi viva e reale, piuttosto che averla sempre fisa nel pensiero, piuttosto che dover trovarsi giorno e notte in compagnia di quella forma vana, terribile, impassibile! quante volte avrebbe voluto sentir davvero la voce di colei, qualunque cosa avesse potuto minacciare, piuttosto che aver sempre nell’intimo dell’orecchio mentale il sussurro fantastico di quella stessa voce, e sentirne parole ripetute con una pertinacia, con una insistenza infaticabile, che nessuna persona vivente non ebbe mai!

» Era scorso circa un anno dopo quel fatto — ... » (Promessi Sposi, Cap. X).

... allorché si aperse, nel modo che or ci accingiamo a letteralmente trascrivere, il processo della Signora di Monza.