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sente, e mi ricordo benissimo che v’era anche la Menega moglie del quondam Valentino delli Sandri Gratiadei di Villa; et eravamo tutte in forma de gatto. Richiesta intorno questo fatto, rispose:

» dirò a Vostra Signoria come successe. Una sera ch’era d’estate, et era venuto detto signor Cristoforo a casa da Salesburgo, circa fa un anno e mezzo, io stava nella casa delle Brentegane, cioè d’Isabetta, che fu moglie del quondam Gratiadè de Villa, e fui chiamata da questa Dominica in casa sua, e trovai che vi er’anca la Maria Mercuria, e vidi che teneva un bossolo grande, come quello della polverina di voi Cancelliere, ch’era sopra una cassa presso il letto; e Menega mi disse — messeda un poco ancor tu in questo bossolino — e messedando io, gli domandai che cosa volevano fare; mi risposero tutte e due, che volevano andare dal signor Cristoforo, e conzarlo per le feste. Io gli dissi — o done se qualcun lo sapesse, poverete noi! — et esse replicarono — o bestia! chi vuoi tu che lo sappia? — e poi si spogliarono; e, perchè non mi volevo spogliare, mi toccarono nel naso, e mi convenne subito spoliarmi; e divenni piccola piccola in forma di gatto; et andassimo di compagnia in casa Sparamani, entrando per la parte della stalla di sotto; e andava sempre avanti la Menica che portava il bossolo; et arrivate dove detto Cristoforo era in letto solo, che dormiva, cominciò ad ontarlo, ajutandola sempre la Mercuria; et incominciarono dal capo sino alli piedi, nè mai esso si mosse dal suo sonno, nè io mai le ajutai; ma mi fecero stare ivi presente con la man davanti in alto reversa indietro; e fornito che avessimo, che battè circa il spacio d’una mezz’hora, ci partissimo e ritornassimo a casa della Dominica, et incominciaron a ridere e trar fuori del pane, formai et un bocal di vino; e cominciassimo a mangiare e a bere.

Sembra che l’assurdità di questo racconto colpisse lo