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» questo fu in strada pubblica nella piazzola di Nogarè, perch’essa mi rimproverava di tal canevo, et io la frontai, e gli dissi in che modo essa aveva l’ardire di dire che io avessi tolto tal canevo. Essa mi rispose: — non lo sai tu che l’hai rubato?

Richiesta se frequentava il palazzo del conte di Lodron, rispose:

» sì con occasione che sono andata a ricevere la carità in detto palazzo, et anca mia figlia Lucia; et a portargli dei gamberi.

Richiesta se recava un qualche segno sul corpo, rispose:

» no, e quando farà bisogno mi spoliarò alla sua presenza.

Soggiunse di proprio moto:

» cari signori non mi travagliate perchè no son la Morandina, nè altra.

Richiesta della ragione di queste parole, rispose:

» dico che no son la Morandina, perché, sebbene non la conosco, si dice però ch’essa sia una malfatora.

L’ora trovandosi tarda, l’accusata fu restituita al suo carcere per essere riassunta ad esame un altro dì.


Il 29 novembre 1646 è chiamata dinanzi al Giudice Lucia moglie di Antonio Caveden, che dichiara di far il duplice mestiere di lavoratrice ne’ campi, e di filatrice di lino a casa.

Richiesta ove si trovava quando fu arrestata, rispose:

» per mezzo la porta delli Galvagnini di Villa, che andava a chiamar mio marito: gli officiali mi legarno per il brazo drito, e mi tagliarno le trezze; dove io gli dissi — per grazia del Signor Iddio no son una stria.

Richiesta perchè dicesse questo, rispose:

» perchè ho inteso dire che quando la Mercuria fu menata prigione, gli furon tagliate le trezze dalla testa; per tal effetto mi smarrii e dissi — no son una stria.